da "La Marina" n°3
La lettura dell’intenso articolo “Il senso civico: questo sconosciuto” a firma di Roberto Liberati su la precedente edizione de “La Marina”, avrà scosso diverse coscienze, indubbiamente la nostra.
Le argomentazioni a sostegno della tesi secondo la quale le nuove generazioni non avrebbero la percezione del sentimento di appartenenza alla comunità in cui vivono con tutto quanto ne consegue, sono largamente condivisibili nella loro puntualità e completezza.
A ragione, tra gli antidoti di questa deriva non si parla della tradizionale agenzia educativa costituita dalla famiglia che, investita delle trasformazioni culturali degli ultimi decenni, si è lasciata sempre più coinvolgere nel progetto di una società “società eticamente neutra, che non entra in gioco sul piano dei valori.
I genitori non sembrerebbero tanto “tesi verso il compito di educare (ex-ducere, tirare fuori da sé) quanto piuttosto portati a sedurre, ad attirare il bambino a sé (se-ducere)”, a compiacerlo, a saturare e prevenire ogni suo bisogno e in nome dell’affettività, sono sempre pronti a sensare azioni decisamente fuori dalla legalità, fuori dalle regole sociali.
Alla famiglia di tipo normativo, cioè, si è sostituita la famiglia di tipo affettivo!
Di fronte a tale negatività del nostro vivere organizzato, forse l’unica speranza di poter scrutare orizzonti meno cupi può venire ancora una volta dalla scuola.
Il direttivo del Comitato di Quartiere così come altre Associazioni titolate potrebbero legittimamente proporsi come interlocutore della Scuola allo scopo di formulare un progetto di educazione del cittadino in sinergia.
Chissà che dalle sollecitazioni comuni non assisteremo all’auspicata acquisizione da parte di adolescenti e giovani del sentimento di appartenenza alla comunità in cui si trovano a vivere!?
Chissà che non siano proprio i bambini a colorare le pallide testimonianze, in materia, dei loro genitori in una sorta di capovolgimento dei vecchi ruoli!?
Isabella
14.1.09
La famiglia, la scuola e il senso civico
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